Lo sport è la mia vocazione, sin dalla nascita.
Posso affermare, fieramente, di essere figlia d’arte, avendo mio padre Massimo giocato per vent’anni a pallacanestro in Serie B, nella Libertas Livorno.
Ricordo i festeggiamenti sul fischio finale di fine partita, ma anche le lacrime per le trasferte perse.
Mia madre ed io lo seguivamo in ogni avventura: ero diventata la mascotte della squadra, e conservo questi ricordi con il sorriso.
Solo durante l’adolescenza ho compreso quanto il benessere del movimento fisico e di uno stile di vita sano fossero necessari per raggiungere un equilibrio psicofisico, purtroppo in occasione di un incidente quasi mortale.
A 13 anni, infatti, sono stata investita da un’auto mentre attraversavo la strada, riportando varie fratture alle ossa della gamba destra, oltre alla rottura di due legamenti del ginocchio sinistro.
Ho dovuto subire un intervento e sono stata costretta a rimanere ferma per 4 mesi. Quando mi sono potuta rialzare, non mi sono più fermata.
Dalle attività che proponeva la palestra che ho frequentato durante l’adolescenza, fino al mio percorso Universitario, che mi ha permesso di conseguire la laurea in Giurisprudenza con lode, io non mi sono più fermata.
Ho iniziato a collezionare i miei primi brevetti da istruttore di spinning, di fit boxe, aerobica, trx. E ho vestito i panni di Clark Kent, metaforicamente parlando.